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La città si riappropria del Museo del Territorio e mette in mostra le sue origini
Dopo le scosse di terremoto del 2016, che per quasi sette lunghi anni ne hanno imposto una chiusura forzata, la Città di San Severino Marche è tornata a riappropriarsi della sua raccolta dedicata alle testimonianze della civiltà contadina, artigianale e protoindustriale. Negli spazi espositivi da tempo intitolati ad Oberdan Poleti, che fu l’ultimo custode di questo piccolo straordinario tesoro messo insieme grazie ad anni di lavoro e ricerca dal preside Giuseppe Micozzi Ferri a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, è stato riallestito, al momento nella veste di mostra temporanea, il Museo del Territorio.
Centinaia di oggetti raccontano, in un percorso di quattro sale, la quotidianità del passato in sezioni dedicate alla sanità, con gli oggetti che ricordano l’associazione di pubblica assistenza Croce Verde nata nel Novecento, al lavoro agricolo, con macchine e utensili impiegati nelle nostre campagne, al mondo del lavoro artigianale, con molte testimonianze che giungono dal vecchio Borgo Conce, al tempo libero, alla vita quotidiana. Nella casa colonica attigua alle stesse sale ricavate all’interno del plesso delle medie dell’Istituto comprensivo “Padre Tacchi Venturi”, invece, si può scoprire un mondo d’altri tempi, di quando cioè non c’era la luce elettrica e la vita era scandita da altri ritmi e altre priorità.
Al taglio del nastro della mostra temporanea, promossa dalla Città di San Severino Marche e da San Severino Musei con il patrocinio della Regione e del Ministero della Cultura, hanno preso parte il sindaco, Rosa Piermattei, il vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi, la famiglia Poleti, il direttore onorario del Museo del Territorio, Egidio Pacella, e il direttore della rete museale “Alta Valle del Potenza”, Federica Galazzi. Nel corso della festa d’apertura anche l’intervento dello storico e sociologo Alberto Pellegrino dedicato alla cultura popolare.
Il primo cittadino settempedano, portando il saluto dell’Amministrazione locale, ha ricordato l’importanza della riapertura di un luogo che costituisce la memoria storica per tutta la comunità settempedana e non solo. A presentare la storia della raccolta e le vicissitudini legate al terremoto, è stato invece il professor Pacella al quale è seguito l’intervento della direttrice della rete museale territoriale sull’importanza dei musei proprio per le nostre città.
Particolarmente apprezzata, infine, l’esibizione del gruppo folkloristico Città di Castelraimondo insieme alla rappresentazione della farsa “Gente della campagna nostra” messa in scena dal gruppo teatrale L’Alternativa negli intervalli tra gli interventi di saluto.
La raccolta è visitabile su prenotazione presso l’ufficio Cultura del Comune, al numero di telefono 0733641309.